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Un UOMO, forse uno scrittore, sicuramente un alcolizzato, alle prese con l’ennesimo bugiardo tentativo di saltarci fuori. È aiutato dal FRATELLO, è sostenuto dalla SIGNORINA, la fidanzata, entrambi esausti per gli sforzi falliti, ma ancora lì, ad aiutarlo.
La vita dell’UOMO è annodata, appesa ad un filo, proprio come la bottiglia di whisky che incombe, visibile e invisibile, su tutta la scena. Quando il FRATELLO cercherà di convincerlo ad andare in campagna per guarire, l’UOMO troverà il modo di non partire, di restare, di affondare nell’impossibilità di scrivere, di amare e di essere. Soltanto EHI sarà di conforto. EHI, l’uomo che gli serve da bere, che distilla poche parole, le ascolta, le suona e ripulisce il banco dalle sue lordure.
È il gospel dell’alcolizzato. Una storia di dipendenza nella quale ogni ambito della vita diventa tossico: la famiglia, il lavoro e l’amore. Uno spettacolo concertato, nel quale la musica dal vivo, di Alessio Bruno e Diego Paul Galtieri, si accorda con le parole degli attori. Un’ambientazione scarna, essenziale e contrasti di luce che suggeriscono uno spazio cupo come cupa è la perdizione. In scena è presente il direttore, Saverio Bari, che con pochi gesti declina l’esecuzione, dirige la storia e legge le didascalie del copione, in gioco meta teatrale che non lascia via d’uscita.
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Ultimo aggiornamento: 13-02-2024, 14:45