Chiesa di San Giorgio
Da sempre cuore della vita religiosa cittadina, la collegiata di San Giorgio, che deve il suo nome al collegio di presbiteri che la guida, si caratterizza come un raffinato scrigno settecentesco, decorato da stucchi dalle delicatissime tinte pastello, tipiche del Rococò. Al suo interno, fra le numerose presenze artistiche di rilievo, spicca la grande pala seicentesca del pittore di corte Jean Boulanger, la maggiore per dimensione sull’intero territorio comunale, collocata sull’altare maggiore entro una sontuosa ancona “a portale” in stucco.
La storia della chiesa
Risale presumibilmente al 1374 la fondazione di questa chiesa sassolese, elevata a collegiata nel 1629. Tuttavia, dell’antico edificio, sul quale erano stati operati significativi interventi tra il 1581 e il 1584, poi ancora nel 1690, non restano che poche tracce. L’attuale assetto architettonico, infatti, si deve al completo rifacimento avviato nel 1755 a opera dell’architetto ducale Pietro Bezzi, a cui successero, nel 1757, Domenico Lucenti e Giovanni Battista Massari. Fu probabilmente quest’ultimo ad apportare le modifiche più significative all’iniziale progetto di Bezzi, di cui comunque resta inalterata la neopalladiana partitura dei pilastri su alto basamento, al fine di proporre una soluzione più vicina ai contemporanei esiti dell’architettura emiliana. Per ridurre i costi, l’ornato esterno, previsto a rilievo nel progetto di Bezzi, fu realizzato a trompe l’oeil e affidato ai pennelli della bottega di Ludovico Bosellini, quadraturista e scenografo di corte, concludendosi solo nel 1782; di esso non restano oggi che pochissimi lacerti, oramai quasi del tutto illeggibili.
Il campanile, più volte ricostruito tra il Quattrocento e il Seicento, si presenta ora con l’elegante profilo progettato da Antonio Paltrinieri nel 1687, fatta eccezione per la cuspide, ricostruita nel 1827 a causa di una sopraelevazione.
L'interno della chiesa
La decorazione dell’interno, esclusivamente in stucco e conclusa nel 1762, fu affidata al bolognese Antonio Schiassi, che si occupò con la propria bottega e con Giuseppe Caselgrandi di tutti gli ornati, tranne per quelli del primo altare di sinistra che, per esplicita volontà del committente Camillo Baggi, fu affidato alla stecca di Fra’ Stefano da Carpi. Presso l’altare maggiore furono collocate le statue in stucco raffiguranti le Virtù teologali: la Fede, alla sommità dell’ancona, accompagnata dalla Speranza, a sinistra, e dalla Carità, a destra. Le Virtù cardinali furono invece poste a fianco dei due altari laterali centrali: la Giustizia e la Fortezza presso quello di sinistra, e la Prudenza e la Temperanza presso quello di destra. Quattro rilievi con gli Evangelisti, poi, ornano i pennacchi della cupola, priva di tamburo e non visibile dall’esterno, poiché racchiusa entro un tiburio.
Sull’altare maggiore, è collocata la grande pala di Jean Boulanger, pittore di corte formatosi alla scuola di Guido Reni, realizzata tra il 1646 e il 1649 per il precedente edificio e qui collocata dopo la ricostruzione settecentesca. La grande tela, la maggiore per dimensioni sul territorio comunale, raffigura la Madonna col Bambino in gloria e i santi Giorgio, Aurelia, Francesco, Ruffino, Domenico e Antonio da Padova, comprotettori della città. Nel primo altare di destra si trova la pala che Antonio Panini commissionò al pittore piacentino Antonio Bresciani nel 1770, raffigurante Sant’Antonio da Padova adorante il Bambino, mostratogli da San Giuseppe, e l’immagine della Beata Vergine del Buon Consiglio.
Nel secondo altare, entro una nicchia, è la Madonna del Carmine, seicentesca scultura lignea, mentre nel terzo altare è collocata dal 1761 la pala con i Santi Paolo, Antonio abate e Teresa d’Avila adoranti la Croce; opera complessa, il cui supporto in legno è costituito da una parte centrale, che risale alla fine del Cinquecento, su cui poi furono aggiunte le laterali parti settecentesche che ne delineano l’attuale profilo mistilineo, tipicamente rococò, proposto al fine di adattare l’antica tavola all’ubicazione odierna. Su questo altare è collocata anche la settecentesca Madonna delle Grazie, proveniente dalla nobile famiglia Benincasa e donata dal canonico Giacomo Speranza nel 1847. Entro l’ancona in stucco dell’eccentrico Fra’ Stefano da Carpi, nel primo altare di destra, è la pala che Francesco Vellani, protagonista con Antonio Consetti della pittura modenese della prima metà del Settecento, eseguì per Camillo Baggi poco dopo il 1761, raffigurante San Camillo de’ Lellis che benedice un moribondo, di cui si segnala il curioso brano dell’Arcangelo Michele che combatte contro il diavolo per contendersi l’anima del morente, dipinto alla sommità della pala. Una Madonna del Carmine, opera ottocentesca in cartapesta dello scultore sassolese Ciro Zironi, occupa la nicchia del secondo altare, nel quale si trova anche il tabernacolo a tempietto in marmi policromi del XIX secolo, mentre un Crocifisso è collocato nel terzo altare, già della Comunità di Sassuolo, dedicato a sant’Aurelia, di cui si conservano le reliquie entro l’urna in scagliola, sotto la mensa, assieme a quelle della martire Veronica.
Attraverso una porta a destra dell’altare è possibile accedere a una piccola cappella a forma di esedra, in cui è visibile l’unico dei tredici altari dell’edificio precedente scampato alla ricostruzione di metà Settecento. Nella cantoria di sinistra, entro un elegante mobile intagliato da Giuseppe Casalgrandi, è collocato l’organo realizzato da Agostino Scarabelli Traeri nel 1761.
Si segnalano, inoltre, il seicentesco coro ligneo, del servita Carlo Guastuzzi, attivo anche nella chiesa di San Giuseppe e nella cappella palatina di San Francesco in Rocca, e le formelle circolari in ceramica smaltata, con la croce blu su fondo bianco, realizzate nella seconda metà dell’Ottocento dalla Fabbrica Rubbiani e collocate sui pilastri della navata centrale.
Bibliografia
Lorenzo Lorenzini, La Collegiata di San Giorgio, in «QB – Quaderni della Biblioteca», 1 (1993)
Luca Silingardi, In San Giorgio un tesoro ritrovato: la pala di San Paolo, in «Comune di Sassuolo», 9 (novembre-dicembre 2006).
Per la visita
La chiesa è aperta tutti i giorni, dalle 7.30 alle 12 e dalle 15 alle 19.